<p><strong>WOW Spazio Fumetto espone le opere di Sergio M&eacute;ndez de la Fuente, artista che utilizzando la tecnica della xilografia ripercorre la storia del Cile, dal bombardamento del palazzo della Moneda sino alle proteste popolari degli ultimi anni.</strong></p><p>Le opere di M&eacute;ndez possiedono una carica sociale e politica in grado di rievocare momenti fondamentali della storia del Cile, dal bombardamento della Moneda alle proteste dei giorni nostri. Le opere, in rosso, bianco e nero, sono testimonianze personali, nota l&rsquo;artista Carlos Alberto Lizama Pe&ntilde;a, &ldquo;che rimangono intagliate e impresse nella nostre anime, che resistono alle immagini inchiostrate&rdquo;.</p><p><strong>Inaugurazione sabato 9 settembre alle ore 17.00 con l&rsquo;artista Sergio M&eacute;ndez de la Fuente in collegamento video.</strong></p><p>&nbsp;</p><p>Pi&ugrave; volte candidato come presidente della Repubblica del Cile, Salvador Allende vinse le elezioni del settembre 1970, insediandosi come presidente il 3 novembre. Inizi&ograve; subito una serie di riforme, &ldquo;la via cilena al socialismo&rdquo;: venne avviato un programma di nazionalizzazione delle maggiori industrie private, vennero potenziate le politiche sociali e fu avviato un ampio programma di lavori pubblici, che comprendeva la costruzione di ospedali e strutture sanitarie. Furono finanziate anche numerose iniziative culturali, soprattutto il potenziamento dell&rsquo;istruzione.</p><p>Gli Stati Uniti d&rsquo;America ne furono allarmati: temevano il sorgere di governi di ispirazione troppo radicale in tutta l&rsquo;America Latina, con il rischio di uno slittamento nella sfera d&rsquo;influenza dell&rsquo;Unione Sovietica e volevano proteggere gli enormi interessi economici statunitensi in quell&rsquo;aerea. L&rsquo;amministrazione statunitense, guidata all&rsquo;epoca dal presidente Richard Nixon, cominci&ograve; a esercitare una pressione economica (e non solo) sempre pi&ugrave; crescente.</p><p>Il 29 giugno 1973 ci fu un primo tentativo di colpo di stato, bloccato dall&rsquo;intervento di una parte dei vertici militari, fedeli al governo eletto.</p><p>L&rsquo;11 settembre 1973 alcune navi occuparono il porto di Valpara&iacute;so, sull&rsquo;Oceano Pacifico, e contemporaneamente vennero chiuse e bombardate le sedi e le antenne di tutte le stazioni radio e televisive. Alle 8.30 del mattino le forze armate cilene dichiararono di avere assunto il controllo del paese.</p><p>Allende rifiut&ograve; di arrendersi e di dare le dimissioni, e tenne via radio un discorso di addio alla nazione. Verso mezzogiorno i militari golpisti circondarono con i carri armati il palazzo presidenziale e gli aerei militari iniziarono a bombardarlo. Due ore dopo era tutto finito, e alla guida del paese si insediava il generale Augusto Pinochet, che avrebbe imposto il suo regime fino al 1988. Allende fu ritrovato morto nel suo ufficio nel palazzo presidenziale, il Palacio de la Moneda. Il regime del generale Pinochet si caratterizz&ograve; subito per l&rsquo;uso sistematico della violenza e lo stadio di Santiago del Cile divenne un enorme campo di concentramento, dove migliaia di persone vennero interrogate, torturate, molte uccise.</p><p>Il Cile &egrave; tornato alla democrazia decenni dopo: nel 1988 si svolse un plebiscito nazionale che port&ograve; alla sconfitta del dittatore, e nel 1989 si poterono nuovamente indire elezioni democratiche, le prime dopo 16 anni di dittatura di Pinochet.</p><p>&nbsp;</p><p><strong>Sergio M&eacute;ndez de la Fuente</strong> nasce in Cile a San Carlos, nella provincia di &Ntilde;uble, il 19 maggio 1947. Sin da molto giovane si preoccupa per i problemi sociali e politici della sua citt&agrave; e dei settori contadini di &Ntilde;uble. Diventa militante del Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR) e poi responsabile provinciale per le politiche agricole dello stesso MIR.</p><p>Dopo il colpo di stato del 1973 passa alla clandestinit&agrave;, restando in Cile sino al settembre del 1974, quando si vede obbligato a rifugiarsi nell&rsquo;ambasciata italiana e chiedere asilo. Nell&rsquo;ottobre dello stesso anno si stabilisce nella citt&agrave; di Milano, dove lavora e continua intanto, per molti anni, un&rsquo;intensa attivit&agrave; di denuncia e per la difesa dei diritti umani.&nbsp;Per questo motivo viene invitato in innumerevoli occasioni a tenere conferenze sulla rivoluzione neoliberista della dittatura militare cilena, e pubblica articoli su questo tema in diversi giornali italiani. Attualmente abita fra San Carlos (Cile) e Milano, dedicandosi alla pittura e a scrivere sulla sua esperienza con i contadini cileni e sulla lotta per la Riforma agraria attuata fra gli anni Sessanta e Settanta da Unidad Popular.</p><p>Inizia la sua formazione come artista dell&rsquo;acquerello, da autodidatta, nel 2010. Dal 2013 incorpora nelle sue opere la grafite e le matite pastello. In seguito perfeziona la sua tecnica grazie all&rsquo;acquerellista cileno Luciano Venegas D&iacute;az.&nbsp;Nel 2013-2014 collabora con il pittore Andrea Mariconti e inizia i suoi primi lavori di incisione. Successivamente si mette in contatto con l&rsquo;artista cilena dell&rsquo;incisione Gloria Fierro, iniziando un lungo percorso in questa tecnica. Si aggiungono poi gli incontri con gli incisori Luis Arias e &Iacute;talo Meza. Dal 2018 collabora con il gruppo Animula di Crema, in particolare con l&rsquo;incisore Francesco Erfini.</p><p>&nbsp;</p>

Cile, terre lontane

50 anni del colpo di stato e lotta per la democrazia nelle illustrazioni di Sergio Méndez de la Fuente

Dal 09 settembre al 22 ottobre 2023

WOW Spazio Fumetto espone le opere di Sergio Méndez de la Fuente, artista che utilizzando la tecnica della xilografia ripercorre la storia del Cile, dal bombardamento del palazzo della Moneda sino alle proteste popolari degli ultimi anni.

Le opere di Méndez possiedono una carica sociale e politica in grado di rievocare momenti fondamentali della storia del Cile, dal bombardamento della Moneda alle proteste dei giorni nostri. Le opere, in rosso, bianco e nero, sono testimonianze personali, nota l’artista Carlos Alberto Lizama Peña, “che rimangono intagliate e impresse nella nostre anime, che resistono alle immagini inchiostrate”.

Inaugurazione sabato 9 settembre alle ore 17.00 con l’artista Sergio Méndez de la Fuente in collegamento video.

 

Più volte candidato come presidente della Repubblica del Cile, Salvador Allende vinse le elezioni del settembre 1970, insediandosi come presidente il 3 novembre. Iniziò subito una serie di riforme, “la via cilena al socialismo”: venne avviato un programma di nazionalizzazione delle maggiori industrie private, vennero potenziate le politiche sociali e fu avviato un ampio programma di lavori pubblici, che comprendeva la costruzione di ospedali e strutture sanitarie. Furono finanziate anche numerose iniziative culturali, soprattutto il potenziamento dell’istruzione.

Gli Stati Uniti d’America ne furono allarmati: temevano il sorgere di governi di ispirazione troppo radicale in tutta l’America Latina, con il rischio di uno slittamento nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica e volevano proteggere gli enormi interessi economici statunitensi in quell’aerea. L’amministrazione statunitense, guidata all’epoca dal presidente Richard Nixon, cominciò a esercitare una pressione economica (e non solo) sempre più crescente.

Il 29 giugno 1973 ci fu un primo tentativo di colpo di stato, bloccato dall’intervento di una parte dei vertici militari, fedeli al governo eletto.

L’11 settembre 1973 alcune navi occuparono il porto di Valparaíso, sull’Oceano Pacifico, e contemporaneamente vennero chiuse e bombardate le sedi e le antenne di tutte le stazioni radio e televisive. Alle 8.30 del mattino le forze armate cilene dichiararono di avere assunto il controllo del paese.

Allende rifiutò di arrendersi e di dare le dimissioni, e tenne via radio un discorso di addio alla nazione. Verso mezzogiorno i militari golpisti circondarono con i carri armati il palazzo presidenziale e gli aerei militari iniziarono a bombardarlo. Due ore dopo era tutto finito, e alla guida del paese si insediava il generale Augusto Pinochet, che avrebbe imposto il suo regime fino al 1988. Allende fu ritrovato morto nel suo ufficio nel palazzo presidenziale, il Palacio de la Moneda. Il regime del generale Pinochet si caratterizzò subito per l’uso sistematico della violenza e lo stadio di Santiago del Cile divenne un enorme campo di concentramento, dove migliaia di persone vennero interrogate, torturate, molte uccise.

Il Cile è tornato alla democrazia decenni dopo: nel 1988 si svolse un plebiscito nazionale che portò alla sconfitta del dittatore, e nel 1989 si poterono nuovamente indire elezioni democratiche, le prime dopo 16 anni di dittatura di Pinochet.

 

Sergio Méndez de la Fuente nasce in Cile a San Carlos, nella provincia di Ñuble, il 19 maggio 1947. Sin da molto giovane si preoccupa per i problemi sociali e politici della sua città e dei settori contadini di Ñuble. Diventa militante del Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR) e poi responsabile provinciale per le politiche agricole dello stesso MIR.

Dopo il colpo di stato del 1973 passa alla clandestinità, restando in Cile sino al settembre del 1974, quando si vede obbligato a rifugiarsi nell’ambasciata italiana e chiedere asilo. Nell’ottobre dello stesso anno si stabilisce nella città di Milano, dove lavora e continua intanto, per molti anni, un’intensa attività di denuncia e per la difesa dei diritti umani. Per questo motivo viene invitato in innumerevoli occasioni a tenere conferenze sulla rivoluzione neoliberista della dittatura militare cilena, e pubblica articoli su questo tema in diversi giornali italiani. Attualmente abita fra San Carlos (Cile) e Milano, dedicandosi alla pittura e a scrivere sulla sua esperienza con i contadini cileni e sulla lotta per la Riforma agraria attuata fra gli anni Sessanta e Settanta da Unidad Popular.

Inizia la sua formazione come artista dell’acquerello, da autodidatta, nel 2010. Dal 2013 incorpora nelle sue opere la grafite e le matite pastello. In seguito perfeziona la sua tecnica grazie all’acquerellista cileno Luciano Venegas Díaz. Nel 2013-2014 collabora con il pittore Andrea Mariconti e inizia i suoi primi lavori di incisione. Successivamente si mette in contatto con l’artista cilena dell’incisione Gloria Fierro, iniziando un lungo percorso in questa tecnica. Si aggiungono poi gli incontri con gli incisori Luis Arias e Ítalo Meza. Dal 2018 collabora con il gruppo Animula di Crema, in particolare con l’incisore Francesco Erfini.

 

WOW Spazio Fumetto espone le opere di Sergio Méndez de la Fuente, artista che utilizzando la tecnica della xilografia ripercorre la storia del Cile, dal bombardamento del palazzo della Moneda sino alle proteste popolari degli ultimi anni.

Le opere di Méndez possiedono una carica sociale e politica in grado di rievocare momenti fondamentali della storia del Cile, dal bombardamento della Moneda alle proteste dei giorni nostri. Le opere, in rosso, bianco e nero, sono testimonianze personali, nota l’artista Carlos Alberto Lizama Peña, “che rimangono intagliate e impresse nella nostre anime, che resistono alle immagini inchiostrate”.

Inaugurazione sabato 9 settembre alle ore 17.00 con l’artista Sergio Méndez de la Fuente in collegamento video.

 

Più volte candidato come presidente della Repubblica del Cile, Salvador Allende vinse le elezioni del settembre 1970, insediandosi come presidente il 3 novembre. Iniziò subito una serie di riforme, “la via cilena al socialismo”: venne avviato un programma di nazionalizzazione delle maggiori industrie private, vennero potenziate le politiche sociali e fu avviato un ampio programma di lavori pubblici, che comprendeva la costruzione di ospedali e strutture sanitarie. Furono finanziate anche numerose iniziative culturali, soprattutto il potenziamento dell’istruzione.

Gli Stati Uniti d’America ne furono allarmati: temevano il sorgere di governi di ispirazione troppo radicale in tutta l’America Latina, con il rischio di uno slittamento nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica e volevano proteggere gli enormi interessi economici statunitensi in quell’aerea. L’amministrazione statunitense, guidata all’epoca dal presidente Richard Nixon, cominciò a esercitare una pressione economica (e non solo) sempre più crescente.

Il 29 giugno 1973 ci fu un primo tentativo di colpo di stato, bloccato dall’intervento di una parte dei vertici militari, fedeli al governo eletto.

L’11 settembre 1973 alcune navi occuparono il porto di Valparaíso, sull’Oceano Pacifico, e contemporaneamente vennero chiuse e bombardate le sedi e le antenne di tutte le stazioni radio e televisive. Alle 8.30 del mattino le forze armate cilene dichiararono di avere assunto il controllo del paese.

Allende rifiutò di arrendersi e di dare le dimissioni, e tenne via radio un discorso di addio alla nazione. Verso mezzogiorno i militari golpisti circondarono con i carri armati il palazzo presidenziale e gli aerei militari iniziarono a bombardarlo. Due ore dopo era tutto finito, e alla guida del paese si insediava il generale Augusto Pinochet, che avrebbe imposto il suo regime fino al 1988. Allende fu ritrovato morto nel suo ufficio nel palazzo presidenziale, il Palacio de la Moneda. Il regime del generale Pinochet si caratterizzò subito per l’uso sistematico della violenza e lo stadio di Santiago del Cile divenne un enorme campo di concentramento, dove migliaia di persone vennero interrogate, torturate, molte uccise.

Il Cile è tornato alla democrazia decenni dopo: nel 1988 si svolse un plebiscito nazionale che portò alla sconfitta del dittatore, e nel 1989 si poterono nuovamente indire elezioni democratiche, le prime dopo 16 anni di dittatura di Pinochet.

 

Sergio Méndez de la Fuente nasce in Cile a San Carlos, nella provincia di Ñuble, il 19 maggio 1947. Sin da molto giovane si preoccupa per i problemi sociali e politici della sua città e dei settori contadini di Ñuble. Diventa militante del Movimento della Sinistra Rivoluzionaria (MIR) e poi responsabile provinciale per le politiche agricole dello stesso MIR.

Dopo il colpo di stato del 1973 passa alla clandestinità, restando in Cile sino al settembre del 1974, quando si vede obbligato a rifugiarsi nell’ambasciata italiana e chiedere asilo. Nell’ottobre dello stesso anno si stabilisce nella città di Milano, dove lavora e continua intanto, per molti anni, un’intensa attività di denuncia e per la difesa dei diritti umani. Per questo motivo viene invitato in innumerevoli occasioni a tenere conferenze sulla rivoluzione neoliberista della dittatura militare cilena, e pubblica articoli su questo tema in diversi giornali italiani. Attualmente abita fra San Carlos (Cile) e Milano, dedicandosi alla pittura e a scrivere sulla sua esperienza con i contadini cileni e sulla lotta per la Riforma agraria attuata fra gli anni Sessanta e Settanta da Unidad Popular.

Inizia la sua formazione come artista dell’acquerello, da autodidatta, nel 2010. Dal 2013 incorpora nelle sue opere la grafite e le matite pastello. In seguito perfeziona la sua tecnica grazie all’acquerellista cileno Luciano Venegas Díaz. Nel 2013-2014 collabora con il pittore Andrea Mariconti e inizia i suoi primi lavori di incisione. Successivamente si mette in contatto con l’artista cilena dell’incisione Gloria Fierro, iniziando un lungo percorso in questa tecnica. Si aggiungono poi gli incontri con gli incisori Luis Arias e Ítalo Meza. Dal 2018 collabora con il gruppo Animula di Crema, in particolare con l’incisore Francesco Erfini.

 

Mostra a INGRESSO LIBERO.

Da martedì a venerdì, ore 16:30-19:00; sabato e domenica, ore 15:00-20:00; lunedì chiuso.

CHIUSURA STRAORDINARIA: da giovedì 28 settembre a domenica 1° ottobre, e da giovedì 5 a domenica 8 ottobre, la mostra sarà visitabile solo fino alle 17:30.